AURA   

Siamo all’oblò un po’ blu
ove focacce e pizzette ti vanno
subito giù quasi fossero cialde
calde calde…

Un gran sorriso m’accoglie
con due occhi di gatta
ed è da Ridarolo che Aura
proviene e non è Laura,
la fanciulla del Petrarca,
bensì l’accogliente e ir(r)idescente
poco più che adolescente,
giovin avvolgente com’è l’aura
d’ogni creatura vivente, sempre
strabiliante nello spirito
dello scrivente Marco Maria
stupefacente e per nulla irriverente.

Vorrei sempre avere il buonumore
che Aura in me infonde nella
freschezza del suo sguardo così
compiacente, perché sul serio
piacente ma anche iperscherzante
con l’avventore di cuore che la
vede come una pirata, non solo per
la bandana blu arcana sugli
occhi di mare profondo, ma
perché come veloce nave corsara
abborda la lenta e un po’ panciuta
fregata d’un capitano troppo
attempato qual’io oramai
son d’età, ma non di gran
spirito poetico sempre bambino.

Marco Maria Eller Vainicher
(Levanto, 29 giugno 2005)