ANNA SENZ’ANNA

Ti sei nascosta per a me mostrarti
stupend’Anna in questa sera
impressionista, quale ritratto
di sublime artista che lancia tuoi
colori e tue fattezze in geometriche
esplosioni senza limitazioni, oltre i
contorni di tuo volto di altissima forza,
sottile in energia spirituale e subliminale.

Sei un’Anna armenirlandese dal taglio
d’occhi verdi scuri grandi d’iperslava
fata primigenia di bosco e di brughiera,
forse di pura sorgente e di ruscello
chioccolante con capigliatura d’erica
setosa e sorriso pieno in bocca così
carnosa e spiritosa qual Morgana celtica
dalle alte leve, strega soprana e arcana dal
seno pieno così ben disegnato e giustamente
allungato su pancino arrotondato, per
deliziare mio sguardo incantato.
La tua maschera dagli zigomi elevatissimi
è evocatrice di riti druidici ed in apparenza
ingenua e svagata, quasi appagata.

Hai il fascino di mondi incantati
mai in questo mondo ricreati,
sei imponente come statua incedente
verso mio orizzonte d’infinito non assente.

Vorrei poterti ancor parlare nelle tue tre
lingue a me comuni e così tanto poetare.
L’incantesimo dell’attimo è stato rotto
da tua repentina dipartita per farti
ammirare in ogni momento, quando
alzo lo sguardo dopo averti subito donato
un haiku in francese per te coniato:
“Quand tu me regardes / tu me donnes mon
âme / afin qu’elle soit la tienne”.

Avrei voluto quasi catturarti, ma tu hai
cambiato scena senza però abbandonarmi
in poetica visione di tua effigie, che è
illuminata da seducente strabismo di
Venere e da sorriso supermolcente.

Come potrò conquistare con mia scrittura,
in serata di gran calura per questi tavoli
romani fatti di personaggi da elettrodomestico
a ferro da stiro televisivo superappiattente,
le nostre povere coscienze?

Continui ad essermi di fronte in tutto lo
splendore e stupore di tuo superiore
ridanciano umore, su impianto
superdotato per recitare da
attrice di teatro cinematografato.

Più che musa ispiratrice ti vorrei
ninfa ammaliatrice o sirena
accoglitrice. Per fortuna mai ho
perso il telepatico contatto simpatico
in empatia e assoluta simpatia.

La gran Marisa festeggiata mi dona
sua compagnia un po’ fugata, mentre
la straordinaria di gran cignesco collo
superdotata mi concede a tratti sua
attenzione concentrata.

La sua d’italian pronuncia è deliziosa
in morbida albionica magica dolcezza
bionica e i colori di guance e incarnato
sono rosso vivo, come le labbra parigine
di cretese figurina dagli occhi di bistro
sorridenti e streganti. Chissà quale animo
avrà la dolce ‘scorpioncina’ con mani così
immani e “mise” da fata turchina e tenera
principessina opima, con cavaliere dalla
faccia di palafreniere che ridacchia con
quell’orrendo faccione da ‘coglioncione’
che i padrini mi manderà quando di questa
poesia saprà…

Ho rinunciato a tante espressioni musicali,
a concerti sesquipedali, a code di discussioni
leopardiane sul nulla dal quale veniamo e ove
andiamo in balucinante ricerca di luce.

Anna, sto sfidando mia umoral stabilità
e mettendo il tuo spirito nella candela
magica che evanescente lancia lampi
di luce semovente in ottagono illuminante.

Anna hai resistito a tanto poeta intristito
da sua solitudine in scrittura senza fattura
di magica finitura, eppure sei morbidamente
negatrice di mia conversazione e ragione.

Chissà se mai vorrai con me farti portatrice
di tua alta fattrice che tutte le creature più belle
genera, sempre quelle? Nel mio ritrarti io
vorrei donarti il piacere d’a specchio vederti
in tua alta beltà imponente mentre tu, nel
tuo ritrarti da mia conversazione troppo avvolgente
e conturbante, mi dai l’idea di non voler altro
che affetto senza possibili d’amor sviluppi e non
platonico relazionarti al gran turbante.

Ordunque, stordita io ti vidi in chiara espressione
di mia adulazione e con ciò intollerante
d’esser ancor messa sotto pressione.
Speranza allora non è abbandonata di vederti
oggi all’open house dell’American Academy
o all’incontro sul mito di Sisifo in gran sala
barberiniana di Pietro da Cortona sicuramente
sovrana.

Marco Maria Eller Vainicher
(27 maggio 2005)